giovedì 28 dicembre 2017

Star Wars: Gli ultimi Jedi - Bè leggermente meglio...

Sicuramente meglio della copia carbone di Abrams. La trama è piu consistente e tutta la messa in scena è buona. La parte migliore è il tema, il "buttare giù gli idoli" per crearne di nuovi. L'apparizione di Yoda è probabilmente il punto più alto. Assurda invece tutta la sequenza nel casinò, sembrava appiccicata per far durare di più il film. Quindi si va meglio ma ad ogni modo niente a che fare con gli originali ed, anzi, inizio a rivalutare la prequel trilogy.

martedì 10 ottobre 2017

Blade Runner 2049 - Aveva ragione Stanley

Primo, ricordo di aver letto anni fa che quando la MGM nei primi anni 80 aveva deciso di girare il seguito di "2001" il primo regista ad essere contattato fu Stanley Kubrick. Il quale cordialmente rifiutò e asserì di aver già detto tutto al riguardo nel 1968. Secondo, sempre negli anni 80 David Lynch rifiutò la regia de “Il ritorno dello Jedi” in quanto vide che il prodotto era già ermeticamente confezionato e che lui, sentendosi un autore, avrebbe fatto solo il regista stipendiato. Queste due osservazioni bastano a rimarcare l’inutilità di questo film. Ridley Scott dopo aver fatto due insulsi e commerciali prequel di "Alien", ora distrugge il suo secondo capolavoro con un inutile sequel. E Denis Villenueve (che io ritengo il miglior regista attualmente in circolazione) non ebbe la stessa accortezza di Lynch. La cosa peggiore è poi che in questo film è vagamente velata la possibilità di ulteriori seguiti. La “guerra è alle porte” ci ammonisce una santona orba. E questo non significa altro che presto saremmo sommersi da una valanga di film sulla guerra tra umani e replicanti. Mentre l’evoluzione stilistica è accettabile, e probabilmente qui il regista ha un suo merito, la parte prettamente narrativa è poi disarmante. Personaggi irritanti e banali. La geisha digitale innamorata e il nuovo Tyrell filosofo su tutti. Il personaggio interpretato da Leto assomiglia poi ad un altro di un film di Scott. Mi riferisco all’insopportabile capo clan intellettual-filosofo di "The Counselor". Poi cadute di stile (tra l’altro già viste anche nei prequel di Alien) che nel 1982 erano completamente assenti. Gli Elvis e Sinatra digitali e la stupida scazzottata alla Chuck Norris tra Ford e Gosling. Gli scontri tra Decard e i quattro replicanti erano tutta un’altra cosa. Comunque l’errore è mio, sono andato a vederlo per curiosità e questo ha dato l’alibi perfetto per poter andare avanti su questa strada. Poi la critica non importa a nessuno e il pudore o la vergogna non fanno più parte dei produttori hollywoodiani.

venerdì 28 luglio 2017

Le invasioni barbariche

Un film per pochi, fatto di dialoghi, sensazioni, presenta una lettura a piu' strati. Leggendo la recensione del Morandini mi accorgo che (come al solito) ha toppato ancora. Un certo antiamericanismo a prescindere confonde un poco certa gente, oppure, non voglio fare affermazioni eccessive, ma, o non ha viso per niente il film o (peggio) non l’ha capito. I "barbari" non sono i non-americani, gli “alien” dei documenti. I "barbari" sono impersonati dal figlio del protagonista, Remy, quelli cresciuti nella cultura “yuppie” degli anni 80 (tra l’altro il film è il seguito de “Il declino dell'impero americano” del 1986) Il figlio, Sebastien che vive e lavora a Londra, è ossessionato dalla cultura del denaro e della finanza contro i principi del padre, un intellettuale di sinistra convinto fino alla fine (letteralmente) del suo modo di vivere. Il figlio, Sebastien ha  abbandonando la cultura vera alla quale, invece, si avvicina la figlia tossicodipendente dell'amante di Remy (nella sequenza finale, superba carrellata fra i dorsi dei libri della biblioteca). Pur dimostrandogli un enorme affetto, in punto di morte il padre glielo dice anche "ecco sono arrivati i barbari". Questo è un altro di quei film (tanti) che non ho visto al cinema perché sinceramente non ne ero interessato, ricordo che vedevo le locandine sui giornali o in giro ma non aveva catturato la mia attenzione. Si potrebbe dedurre che ho sbagliato, che ho perso l’occasione di aver visto un film veramente bello in sala. E invece no. Sono contento di averlo visto nel mio divano, da solo, di notte tardi.

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titolo: Le invasioni barbariche
titolo originale: Les invasions barbares
anno: 2003
paese: Canada, Francia
regia: Denys Arcand
attori: Remy Girard, Stephane Rousseau, 

giovedì 6 luglio 2017

La casa muta - anzi, mutissima

Non bastano virtuosissimi di regia per far apprezzare un film che, in fondo, e' noioso. Quando dopo 20 minuti di film hai già capito la storia, ad un'ora di film la protagonista (a cui hanno appena ucciso il padre, o almeno, ne e' convinta) continua a cercare in vecchie credenze non si sa cosa e poi ancora la stessa identica situazione si ripete dopo altri 20 minuti (ma questa volta con una torcia elettrica piuttosto che con una lampada a gas) si capisce che prolungare a dismisura un cortometraggio risulta essere una presa in giro. Due stelle solo per la fotografia che e' davvero notevole ma, ribadisco, non basta.

martedì 9 maggio 2017

I magnifici sette - Un buon remake

Non mi ha deluso questo remake del classico del 1960 (al contrario di quel altro, orripilante, inguardabile remake di "Ben Hur" uscito quasi in contemporanea) Il film rispetta tutti i canoni del western-pistoleri e accenna qualcosa di quelli degli indiani. L'elemento drammatico è molto ben sviluppato, basta ricordare che la sceneggiatura è firmata da quel Nick Pizzolatto che in TV ci ha regalato la migliore serie degli ultimi anni, True Detective. Oltre al dramma anche la tensione è a mio parare ben congegnata. Niente da dire sugli attori, molto bravi e troverei ridicolo e puerile confronti con Yul Brynner o Steve McQueen. Probabilmente l'unico paragone accettabile è quello tra un magistrale Eli Wallach ed un insulso e fumettistico Peter Sarsgaard. Molto bella la colonna sonora che non doveva essere originale, durante diversi punti il tema di Bernstein, molto ben nascosta, ad un orecchio attento è percepibile, fino all'omaggio sui titoli di coda. Unico elemento negativo, sempre secondo me, è l'eccesso di quel politically correct che ormai già da anni inquina il cinema. Il gruppo eterogeneo protagonista del film (tanto da farlo sembrare il ponte comando dell'Enterprise) è accattivante, simpatico, funziona ma molto irrealistico per quelli anni, addiritura sopravvivono solo le minoranze. Bè forse tutto sommato è più che giusto, riparatore, visto che nell'epoca d'oro del western trovare un nero con la pistola era un'utopia.

domenica 2 aprile 2017

Capricorn One - Filmetto

Filmetto buono per i ragazzi e per gli ingoiatori di teorie complottiste. Parliamo da un punto prettamente cinematografico: per essere un thriller la suspense viene continuamente diluita proprio dallo scorrere della trama. Gould perde misteriosamante l'amico e poi non si sa più niente, passano i mesi. Poi cade in acqua  (dopo una corsa in macchina della quale William Friedkin si sarà fatto di sicuro una risata) e poi..?  Altro salto temporale di due mesi. Quando la sceneggiatura dovrebbe indugiare sulla indagine giornalistica si perde invece nella barzelletta che l'astronauta racconta a sé stesso sotto uno sforzo incredibile. Tralasciamo il ridicolo inseguimento aereo che farebbe impallidire perfino Indiana Jones. Riguardo poi alla tesi complottista sullo sbarco sulla Luna (e solo per quello i commenti qui sono entusiasmanti sopra le tre stelle) é assolutamente fuori strada. (Qualunque astrofisico in qualunque parte del mondo sa che la distanza Terra-Luna viene monitorata grazie a un raggio laser sparato su specchi lasciati sulla superficie lunare dalle missioni Apollo) Infine parlando della sotto tesi che il film affronta riguardo alla manipolazione dei mass media sull'opinione pubblica potrebbe essere vera ma sarebbe come affermare che "Guerre Stellari" é un film importante perché ci avverte dei pericoli di una dittatura imperialistica mondiale.

domenica 12 marzo 2017

Terminator Salvation

Buono.
Mano male. Per la verità pensavo peggio. Invece e' superiore decisamente al terzo e quasi si eguaglia con il secondo di Cameron. Almeno qui nessuno spara alle gambe. Potrebbe benissimo passare come il sequel immediato del primo. Bravi gli attori, Worthington meglio di Bale, ottimi effetti speciali che ricordano in parte la guerra dei mondi di Spielberg, i mostri dagli occhi rossi di Matrix oltre a quelli classici dei Terminator. Le ambientazione richiamano invece un certo tipo di fantascienza anni 70. Mi riferisco al Pianeta delle Scimmie, La Fuga di Logan e visivamente deve molto, anzi moltissimo ai primi due Mad Max. Veramente splendida la breve sequenza con lo Schwarzenegger digitale. Qualche svarione di sceneggiatura verso la fine si puo' perdonare. Mi viene questo pensiero: quanto sarebbe stato bello se lo staff di questo film avesse fatto Star Trek al posto della porcata di Abrams.

domenica 5 febbraio 2017

Il respiro del diavolo - Brutta copia o semi-parodia?

Non so se dire appunto che trattasi di una brutta copia oppure (ed in questo caso sarebbe forse un complimento per il regista) una quasi-parodia di un altro, FAMOSISSIMO, film horror. Lo so che in molti storceranno il naso ma vedendolo (oltre alla noia) non mi e' venuto in mente altro che quel film. Mi chiedo come mai i critici blasonati non ne hanno fatto menzione. Forse perche avevano paura di commettere una eresia (o essere scomunicati dai loro colleghi) accostando questo film al capolavoro horror di Stanley Kubrick. Eh già, sto parlando di "Shining" Le atmosfere innevate, la casa-prigione, il bambino con i poteri paranormali, la donna magrolina che vuole difendere il piccolo (là con un coltello; qui con un fucile) addirittura il personaggio di colore (là il cuoco; qui il poliziotto) che viene ucciso appena arrivato. E poi ancora, tutta la scena finale dell'inseguimento (là nel labirinto; qui nei boschi) con tanto di ascia. Era un omaggio? Scopiazzatura? L’unico elemento rilevante e’ l’ambiguità dei ruoli quasi capovolti, là il cattivo era Nicholson, l’inseguitore; qui e’ il bambino l’inseguito. Solo per questo dettaglio gli ho dato le due stelle.