martedì 7 agosto 2018

Interstellar - Finchè c'è birra c'è speranza

Sono molto indeciso su quante stelle dargli. Due forse sono poche ma tre sono decisamente troppe. Mai avuto la Nolanmania grazie a Dio, e questo film ne è un’ulteriore conferma. I tre Batman tanto decantati li trovo ai livelli delle ragazzate di Abrams e Bay. Inception confusionario a dismisura, va bene invece con Prestige e Memento.  Su questo, che dire, così così. Da apprezzare il rigore scientifico che è stato dato sia allo script che alle scelte visive. Ma dall’altra parte invece certi passaggi di sceneggiatura sono di una banalità incredibile tanto che avvolte ti sembra di star a guardare uno schizofrenico montaggio tra un documentario di Discovery Channel e una soap opera. Tralasciando tutto l’aspetto campestre che pervade gran parte del film (stanno morendo di fame ma la classica birra sulla veranda col discorso virile tra suocero e genero nel classico stile hollywoodiano non manca) se da una parte i discorsi sul viaggio nello spazio e gli inevitabili riscontri con le teorie di Einstein (mai trattati dal cinema di fantascienza) sono molto godibili, dall’altra, quelli della Hathaway, che l’amore è la prima forza dirompente del creato, sono di una banalità che neanche i programmi tv pomeridiani avrebbero mai enunciato. Le battutine (o le spie) comiche dei robot sono insopportabili. Se volevano creare un anti-HAL9000 hanno toppato alla grande. Va bene che in un film ci vuole pathos ma senza esagerare! Sono stati scoperti fino ad ora circa 2000 pianeti extrasolari, hanno scelto proprio tre intorno ad un buco nero? Il cattivo Damon è addirittura inguardabile. Poteva essere approfondito molto di più e molto meglio gli sfasamenti temporali, non tanto quello con il rincontro con la figlia vecchia ma quello col loro compagno sull’astronave dopo 23 anni. Niente da dire sull’aspetto tecnico del film, begli effetti speciali tra miniature e il digitale, forse dopo Inception, Nolan ha imparato che una sovrabbondanza di azione frenetica non è il massimo nel montaggio. L’apparente lentezza di questo giova di gran lunga. Un appunto per i critici: smettetela di tirare in ballo 2001 (l’avete fatto anche per Gravity e non era proprio il caso) Un appunto per chi crede che questo film sia un capolavoro: andatevi a guardare quel piccolo gioiello che è Moon.